OSTEONECROSI DA FARMACI

La figlia accompagna la madre, una signora di 86 anni, che nel corso della sua vita era andata dal dentista saltuariamente, solo per sottoporsi ad estrazioni.

Prima ancora che la signora si sieda in poltrona e apra la bocca, un odore nauseabondo mi investe e di colpo (come aveva ragione Proust) torno studente di medicina, quando assistevamo, con i fazzoletti sul naso, alle sezioni del cadavere durante le lezioni di anatomia.

La paziente ha un’alitosi di grado molto severo, come è tipico quando il cavo orale è preda ad estesi fenomeni necrotici-infettivi. Nell’anamnesi il dato saliente è l’assunzione giornaliera, da 5 anni, di 75 mg di alendronato per os, prescritto in seguito a una caduta con fratture costali.

L’ispezione del cavo orale evidenzia una Osteonecrosi da Bisfosfonati, che coinvolge tutto il mascellare superiore. Sottopongo la paziente a igiene meticolosa, estraggo i denti molto mobili, elimino i sequestri in fase di espulsione, levigo, con il laser ad erbio, i tratti ossei acuminati, il tutto sotto copertura farmacologica topica e sistemica.

Accompagno la paziente per chiedere il parere di un chirurgo maxillo facciale, che propone soluzioni chirurgiche che la paziente non si sente di affrontare. La signora, oggi ha 93 anni ed è convissuta con la malattia, imparando a dosare i gel, i collutori e gli antibiotici.

Ha continuato ad espellere i sequestri ossei (ha perso la premaxilla e ha una comunicazione oro antrale a sinistra) e ha una gran fortuna: non ha dolore. Il dolore, in questi casi, può essere un problema di difficile soluzione, tale da richiedere la consulenza di un esperto in terapia antalgica.

Il capitolo delle osteonecrosi correlate alla assunzione di farmaci si sta delineando sempre più e nuovi farmaci si aggiungono agli storici bisfosfonati.

La comunità medica ha preso coscienza del problema e gli esperti, che operano nel settore oncologico ed osteometabolico, richiedono la sinergia dell’odontoiatra.

L’odontoiatria, negli ultimi anni, si è molto medicalizzata. Nei nostri studi accedono pazienti in cura con anticoagulanti, antiaggreganti, immunosoppressori, cortisonici, antipertensivi ed altro ancora.

I nostri ambiti chirurgici si sono estesi, comprendendo aree anatomiche che un tempo erano di esclusiva competenza ORL e maxillo facciale.

La conoscenza delle osteonecrosi da farmaci rientra in questo panorama e costituisce un ambito di aggiornamento ineludibile, per un’odontoiatria all’altezza del secondo millennio.