Visita per ulcera bordo linguale. La lesione non mi piace fin da subito: ha un brutto aspetto, è di tipo nodulare, dura alla palpazione, presente da qualche mese. Eseguo la biopsia certo della risposta, ed infatti arriva la sentenza: carcinoma squamoso.
Il carcinoma orale è una neoplasia a prognosi infausta; la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è complessivamente del 45% e le curve di mortalità mostrano, negli ultimi 20 anni, una stabilità sconcertante. Solo nel caso di una diagnosi precoce, la sopravvivenza a 5 anni è superiore al 90%, mentre scende al 5-20% in caso di diagnosi in fase avanzata.
Eppure questo tumore un vantaggio lo avrebbe: la possibilità di poter ispezionare (e aggiungerei di autoispezionarsi) il cavo orale e, in questo senso, si comprende il ruolo fondamentale giocato dall’odontoiatra.
P. si sottopone a emiglossectomia e svuotamento laterocervicale. Lo rivedo prima della radioterapia, amimico e con lo sguardo fisso. Si suicida nell’estate, gettandosi dalla finestra. Una persona gioviale, scherzosa, ironica, un professore di lettere per il quale l’eloquio era parte fondamentale della propria vita. Ci sono dei tumori, che hanno, aldilà della loro gravità, particolari valenze psicologiche e i tumori della testa sono tra questi. Il nostro volto prende vita dal nostro modo di sorridere, parlare, guardare, ammiccare, piangere, costituendo una parte integrante della nostra identità ed è per questo che i chirurghi si impegnano, con tenacia, nella chirurgia ricostruttiva. P. si è lasciato andare, la malattia lo ha colpito in un punto, per lui vitale, che ha svelato la sua fragilità ed ancora oggi, a distanza di tempo, talvolta mi sorprendo a ripensare a lui.